Lungo i Passi di Celestino V

TAPPA NUMERO 18:

Convento della Maddalena e la chiesa di San Nicola – Castel di Sangro

Un legame profondo parrebbe unire la figura del santo eremita Celestino V al Convento della Maddalena di Castel di Sangro ed in particolare un angolo di paradiso verde, un’area specifica dell’attuale giardino botanico dalle misteriose proprietà traumaturgiche, potrebbe condividere col Papa del Gran Rifiuto più di quanto si possa sospettare.

Correva l’anno 1235 quando Pietro Angelerio, nell’attraversare il ponte della Maddalena, fu colto da una tormenta di neve e costretto a rifugiarsi nella chiesa di San Nicola di Bari. Non si hanno molti dettagli storici su cosa accadde nella chiesa di San Nicola ma testi antichi affermano chiaramente che fu lì, in quella notte di bufera, che egli maturò l’intento di affidare la propria vita alle pratiche anacoretiche.
Placatasi la tormenta infatti il futuro santo avrebbe guadagnato la via di un eremo “su un monte vicino” e, tra vicende ricche di simbolismo ed incontri con personaggi misteriosi, Pietro Angelerio meditò a lungo il cammino che lo avrebbe reso una figura di spicco della storia e del misticismo cattolico.

Ma qual’era quel “monte vicino” in un territorio circondato da montagne? Molte ipotesi sono state fatte, in tempi recenti qualcuno ha pensato alla valle di Sant’Ilario o nella zona di De Contra ma in pieno inverno, con la neve in terra e in cielo, e le temperature sotto lo zero, un monaco non si sarebbe potuto avventurare sull’aspra montagna ad ovest. Andare e tornare a valle per approvvigionarsi di cibo sarebbe stato troppo difficoltoso mentre c’è un colle, proprio dietro l’odierno convento, che potrebbe offrire tutti i dettagli dell’eremo descritto ed anche qualcosa di più.

L’ipotesi quindi che il luogo più idoneo per individuare l’eremo/grotta è collocato sulla sommità del colle roccioso nel giardino del Convento della Maddalena, sotto la rupe che è quel che oggi resta della grotta, dove è presente anche la pietra detta “tavola dei monaci“, pietra enigmatica dove si pensa che i frati si recassero a pregare in seguito alla costruzione del convento stesso.

Le alte pareti rocciose della rupe presentano delle stalattiti e questo potrebbe denotare una grotta preesistente. Le stesse stalattiti segnano la presenza di uno stillicidio di acqua calcarea, particolari questi ricorrenti negli eremi in cui è vissuto il santo, come anche viene descritto che dall’eremo egli sentisse lo scorrere di acque fluviali.

Quindi sul colle del giardino botanico del Convento della Maddalena abbiamo 1) i resti di una grotta, 2) la possibile presenza di acqua, 3) si sente il suono dello scorrere delle acque fluviali (del Sangro e della Zittola), 4) vicinanza al paese dove poteva rifornirsi di cibo. Sono questi elementi dei racconti tradizionali che si incastrano alla perfezione solo in questo luogo e non su a Sant’Ilario né presso il Convento di S.Giovanni d’Acquasanta. Inoltre da non sottovalutare il punto 6) l’eremo sarebbe stato a meno di dieci metri dalla strada romana o tratturo che saliva la montagna, toccava il Colle delle Forche, si dirigeva verso Roccacinquemiglia per puntare poi verso Roccaraso, l’altopiano delle Cinquemiglia e quindi giù fino ai monti di Sulmona: meta da cui Pietro da Morrone avrebbe preso successivamente il nome.

Il colle Pesco Buono (Pesco significa roccia, come in Pescocostanzo) che sorge alle spalle del convento della Maddalena era un tempo una zona boscosa, ricca di aspre rocce affioranti e roveti. Sotto quei roccioni affioranti, a cento metri dalle falde del colle era collocato l’eremo. Il luogo della tavola dei monaci è conosciuto da sempre e molto frequentato in passato; era conosciuto come “la selva del Signore” del Principe Caracciolo. Attualmente sta destando interesse di luogo panoramico, col paese di Castel di Sangro che si snoda dal Colle S.Giovanni con le sue antichità sannite, romane, medievali e restauri moderni e la piana che si snoda sulla valle del Sangro: luogo ameno, bello e che desta sensazioni positive di serenità e silenzi. Nel visitare il giardino del convento e nel sostare presso la pietra detta Tavola dei Monaci, si trovano benessere e pace per i visitatori ed amanti dei centri spirituali di culto, una energia nuova che si avverte nel corpo e nell’anima.

Non sono poche le persone che, visitando il giardino del convento e salendo fino su alla Tavola dei Monaci, testimoniano di aver ritrovato benessere ed energie positive come una forte sensazione di pace interiore, manifestando poi la volontà di tornare a sostare per rilassarsi in quel piccolo paradiso: accogliente per i silenzi che crea il verde, i fiori tra cui le orchidee, le piante profumate, officinali e gli alberi da frutto, poco fuori il convento, sotto la croce centenaria dove cresce la vite dall’uva bianca; in quel punto si potrebbe anche ipotizzare la presenza antica di un altare all’aperto per i riti religiosi. Recandosi a visitare questo luogo, possibile ex eremo di Celestino, si è portati a meditare sull’esistenza ed i suoi valori più profondi, portandoli poi con se nella vita.

Testo di di Raffaele Buzzelli

COME RAGGIUNGERLO
67031 Castel di Sangro AQ
In auto: seguire le indicazioni stradali per Museo Civico Aufidenate