Lungo i Passi di Celestino V
TAPPA NUMERO XYZ:

Madonna dell’Altare

Dalla valle del Sangro Pietro Angelerio giunse nella regione degli Altipiani Maggiori in un periodo in cui le greggi transumanti avevano ripreso possesso della montagna, dopo un lungo periodo di abbandono in seguito alla caduta dell’impero romano d’occidente. Quando cominciò a scendere nella valle dell’Aventino un’erta rupe, quasi un altare che si eleva nell’immensa distesa di boschi, colpì la sua attenzione; vi si diresse e in una grotticella scavata alla sua base trascorse, in un duro eremitaggio, circa tre anni: Pensò innanzi tutto a provvedersi di un ricovero. E non fu né un chiuso stazzo di pastore e né una cella murata di eremita, ma una grotta incavata da lui sotto uno smisurato sasso. E tanto angusta e bassa – soggiunge  lo Stefaneschi – che vi stava a disagio, e quando si sollevava diritto e quando vi giaceva disteso.

L’edificio, posto poco più in alto della celletta eremitica, risale probabilmente al XIV secolo e fu costruito dai Celestini forse per ricordare la presenza in quei luoghi del fondatore dell’Ordine. Sull’origine del nome mi sembra che la posizione del Santuario e quella della roccia su cui sorge facciano naturalmente pensare appunto ad un altare. I Celestini tennero il Santuario ed il piccolo convento fino al 1807, anno in cui l’Ordine, insieme a tanti altri, fu abolito.

Dopo l’abbandono da parte dei Celestini, e ormai sotto la dipendenza di religiosi esterni, il Santuario restava chiuso nei mesi invernali a causa della neve; solamente nella tarda primavera, il giorno della Pentecoste, avveniva la sua riapertura ufficiale.

Questa era l’occasione per il primo pellegrinaggio dell’anno. Il secondo avveniva il 2 luglio ed era la festa tradizionale della Madonna dell’Altare. Altra occasione per una visita era la festa di San Falco, in agosto, a Palena.

Il complesso sorge su di una rupe che lo rende inaccessibile da tre lati, ed è la stessa rupe che, alzandosi, chiude il lato verso il piano. La parte esterna dell’edificio è costituita da un cortile, chiuso fra la roccia ed un muro di cinta che segue il ciglio del burrone; quivi è incassata una bella fontana.

Vi si accede tramite un grosso portone che costituisce l’unico ingresso al Santuario. Sulla rupe venne ricavato un bel giardino pensile che, nonostante periodi di abbandono, ha conservato tutto il suo fascino.

Il santuario è quasi completamente recinto da mura che danno al complesso l’aspetto di una piccola rocca o meglio di un monastero fortificato, simile a S. Angelo d’Ocre. Sul fronte dell’edificio si aprono le porte d’ingresso alla chiesa, al piano terra e al piano superiore. Il piano inferiore, a diretto contatto con la roccia, com’è possibile vedere nei vani interni, si raggiunge tramite una scalinata dal piano terra.
E’ difficile dire quale fosse la grotta abitata da Pietro: la tradizione popolare ha voluto vederla in un piccolo riparo sotto roccia, chiamato Taverna, che si trova lungo il sentiero che da Palena conduce all’eremo.

COME RAGGIUNGERLO