Lungo i Passi di Celestino V
TAPPA NUMERO 5:
S. Giorgio di Roccamorice
Il conventino di S. Giorgio, probabilmente già esistente nel XII secolo, divenne proprietà dei Celestini nella seconda metà del secolo successivo. Si trattava di una grancia di S. Spirito: situata in una zona agricola, nello stesso vallone dove troviamo la grotta di S. Michele Arcangelo di Lettomanoppello, produceva e riforniva di derrate alimentari i monasteri posti più in alto sulla montagna.
In detto sacro monisterio di Majella è annessa la Grangia S.to Giorgio della Roccamorice dove stanno quasi del continuo due di sopradetti conversi per la cura, e coltura delle vigne, possessioni, e per l’esigenze; …(Saggese G.M., Raccolta di notizie storiche sulle parrocchie della diocesi di Chieti, manoscritto presso Archivio della Curia Arcivescovile di Chieti, p 163).

In un miracolo operato da Pietro da Morrone e narrato dai suoi discepoli, si trova la conferma della funzione che aveva San Giorgio nell’economia dei monasteri montani. Si racconta che essendo terminato il vino per la messa, un ragazzo venne mandato dall’eremo di San Bartolomeo a San Giorgio per prenderlo e benchè egli non fosse tornato in tempo l’ampolla al momento del Sacrificio si riempì di vino (Celidonio G., S. Pietro del Morrone. Celestino V, Artigianelli, Pescara 1954).
Dalle testimonianze raccolte e dalle notizie storiche, non risulta che i paesani avessero un particolare legame con questo luogo di culto, ad eccezione di una processione che si recava annualmente alla grangia nella ricorrenza del Santo.


E’ situato S. Giorgio sopra un colle aperto, e vignato distante quasi un miglio dalla Roccamorice. Vi vanno i monaci da S. Spirito a celebrare la festa del Santo, in ogni anno con la processione del clero, e popolo di tutta detta terra. Vi è l’abitazione contigua alla chiesa in forma di piccolo monasteriolo, ed un cortile, stanze, e stalle a piano terra per i coloni, e di sopra una saletta e cucina, e due camere abitabili, e due altre stanze per la paglia (Saggese G.M., op. cit., p 163).
La relazione del Saggese descrive esattamente quanto esiste ancor oggi.
La grangia fu soppressa nel 1807. Negli ultimi due secoli seguirono periodi di abbandono e sommari restauri fino all’odierna destinazione come ostello.
Testo di Edoardo Micati