Lungo i Passi di Celestino V
TAPPA NUMERO 8:
San Onofrio al Morrone
L’Eremo di Sant’Onofrio fu l’ultimo frequentato da Pietro; in esso egli si stabilì nel 1293 di ritorno dalle solitudini d’Orfento. Vi trascorse poco più di un anno fino al giorno in cui i cinque legati del conclave non vi salirono per portargli l’annuncio dell’elezione a pontefice. Molto probabilmente la zona era stata da lui frequentata anche in precedenza, trovando riparo nella grotta sottostante l’Eremo. La stessa grotta forse lo ospitò nel periodo in cui si costruivano le sovrastanti cellette.
Dopo la rinuncia al papato Pietro tornò al suo eremo illudendosi di potervi terminare i suoi giorni, ma dopo solo due mesi fu nuovamente costretto ad abbandonarlo e questa volta definitivamente. Con l’abolizione, nel 1807, di alcuni ordini religiosi, dopo un periodo di abbandono comune a molti monasteri, l’Eremo vide una lunga serie di eremiti, laici e religiosi, che si succedettero nelle cure del luogo sacro. Alcuni di essi, soprattutto laici, furono personaggi interessanti, strani, e comunque circondati da quell’alone di mistero che spesso accomuna chi ha scelto tale tipo di vita. Il complesso ha subito nell’ultima guerra gravi danni e la ricostruzione ne ha in parte mutato l’aspetto esterno.
Nel piano terra si è realizzato un loggiato, aprendo verso valle dieci finestre con archi a tutto sesto. Lo stesso si è fatto per la piccola appendice che precede l’Eremo e nella quale si trova il pozzo. Il restauro ha inoltre eliminato la volta a botte che copriva la chiesa, riportando in evidenza un soffitto ligneo del 1400 e due affreschi del XV secolo, situati superiormente alla vecchia imposta di volta. Si è ricollocato nell’oratorio l’antico semplicissimo altare in pietra bianca che era stato trasportato nel 1826 nella cripta di San Panfilo in Sulmona. La zona più interessante e suggestiva è senza dubbio la parte più antica, l’oratorio e le due successive cellette: l’oratorio per gli affreschi che ha conservato, le due cellette, di fra’ Pietro e di Roberto da Salle, per l’atmosfera.
Spettacolare è invece il terrazzo del secondo piano dal quale si gode uno stupendo panorama sulla Valle Peligna.
Un discorso particolare merita la grotta situata sotto l’Eremo raggiungibile dall’esterno tramite un’ampia scalinata che inizia poco prima del passaggio porticato. La grotta vera e propria è preceduta da un ambiente con volta a botte lungo più di cinque metri e largo circa quattro. Esso prende luce dalla porta centrale munita di inferriata, da una finestra ovoidale che si apre superiormente ad essa e da due piccole finestre poste sul fronte e sul muro di valle. A questo primo ambiente, regolare nella sua planimetria, segue la grotta profonda circa 4,5 metri, il cui pavimento roccioso in salita verso l’interno rende poco abitabile la parte finale. In un incavo sul lato destro una vaschetta ellissoidale scavata nella roccia raccoglie l’acqua di stillicidio. Una grossa croce in legno è posta in un angolo. A questa grotta sono legate molte tradizioni. E’ possibile ancor oggi osservare l’antico rito dello strofinamento sulle pareti della grotta ed è evidente l’esistenza di un culto delle acque: i fedeli si bagnano con l’acqua di stillicidio e la riportano a casa attribuendole proprietà terapeutiche.
Il Pansa riferisce che dall’opera di alcuni autori sulla vita del Santo è possibile arguire che nella grotta anticamente era praticato il rito dell’“incubatio” (G. Pansa, op. cit., p. 114). I pellegrini si recano all’Eremo soprattutto il 12 giugno, festa di Sant’Onofrio. Un tempo andavano numerosi anche il 19 maggio, ricorrenza della morte di Celestino V.
Testo di Edoardo Micati
COME RAGGIUNGERLO
Via Badia, 67039 Sulmona AQ
In auto: (ca 5 km da Sulmona) dalla città si raggiunge, seguendo le indicazioni stradali, la frazione Badia e quindi il piazzale dal quale partono i sentieri per il sito archeologico del Santuario italico di Ercole Curino e per l’Eremo.
A piedi: (ca 30 minuti) il sentiero è molto evidente e sale con ampi tornanti verso l’Eremo.