Lungo i Passi di Celestino V
TAPPA NUMERO 7:
Santa Maria in Cryptis
In capo del Cerrito, la cappelluccia di Santa Croce, dalla quale per distanza di mezzo miglio in circa di lunghezza, si va per una pianura nominata ‘le vicende’, et se arriva al pede del monte Morrone, nel quale sta la grotta dove dimorò per alcun tempo San Pietro Celestino, appiedi della quale si trova la Ecclesia di S.M. in Ruta (Celidonio G., op. cit.).
Da questo antico documento il Celidonio dedusse che si trattava di Santa Maria delle Grotte, menzionata da alcuni testi del processo di canonizzazione, il cui nome nel corso degli anni si era dialettalmente corrotto in Ruta. In effetti si tratta del primo eremo occupato da Pietro e di cui si era persa ogni traccia. È stato da me ritrovato nel 1993. Certamente è difficile, a causa dell’assoluta povertà di reperti presenti nella grotta e nei ruderi del piccolo edificio prospiciente, riuscire a vedervi l’originario insediamento di Pietro. soprattutto tenendo presente che nel maggio del 1268 Clemente IV aveva concesso 100 giorni di indulgenza per coloro che avessero aiutato frates heremi de monte Morronis a edificare de nuovo… opere sumptuoso la chiesa dell’eremo. Fu fondata nel 1259 su un terreno donato dall’Università di Sulmona.
La grotta presenta una planimetria molto irregolare, ma, grazie alla sua altezza, un’ottima abitabilità. Un muro di circa due metri chiude parzialmente l’ingresso e sulla roccia opposta si nota la scanalatura che faceva da battente alla porta. L’unica zona che mostra tracce di scalpello, oltre a quella d’ingresso, è la parte più interna, in cui mi sembra evidente il tentativo di eliminare alcune asperità. Sullo spigolo roccioso di fronte all’ingresso, a circa 150 cm da terra, si distinguono con difficoltà tre piccole croci incise con poca precisione, dovuta più che altro alla cattiva qualità della roccia. A poche decine di centimetri sulla sinistra si nota un’altra piccola croce.

Data la notevole altezza della grotta, non è escluso che fosse superiormente chiusa anche in considerazione della presenza di due buchi opposti nella zona di ingresso.
A circa 24 metri in direzione ovest si distinguono le mura di una piccola costruzione quasi completamente interrata. L’ambiente, che misura metri 2,50×3,80, è riparato verso monte da due enormi massi che si accavallano. L’ingresso sembra aprirsi su uno dei lati corti, ai piedi del quale si trova un masso squadrato provvisto di foro per il chiavistello. Ciò che rimane del muro di monte risulta esternamente interrato, mentre all’interno si eleva, rispetto all’odierno livello, di quasi 2 metri. L’ambiente era probabilmente coperto da una volta a botte come la vicina chiesetta di S. Croce.
Non conosciamo tradizioni su questo antico luogo di culto. Sappiamo solamente che il luogo viene chiamato “li cantune”, in riferimento ai grossi massi vicini ai ruderi della chiesetta. Lo si raggiunge con un comodo sentiero dal “Colle delle vacche”.
Testo di Edoardo Micati
COME RAGGIUNGERLO
In auto: (ca 11 km da Sulmona) vedi l’itinerario per S. Croce.
A piedi: dalla fontana (vedi itinerario per S. Croce fino alla fontana) si prende un sentierino che sale diritto dietro di essa. Dopo cento metri si raggiunge un pianoro ove si scorgono due enormi massi: i ruderi della chiesetta si trovano pochi metri più sotto. La grotta è a circa 20 metri, dietro i massi.